La paura di rimanere soli è una delle paure più comuni tra gli esseri umani. Questa paura può assumere diverse forme: molti temono infatti l’abbandono da parte dei propri cari oppure hanno paura di non avere amici o ancora di vivere da soli.

In questo articolo esploreremo l’origine di questa paura, i fattori esogeni ed endogeni che la determinano, se esiste un collegamento tra la paura di rimanere da soli e la dipendenza affettiva, come affrontarla,  perché è importante imparare anche a stare da soli e quali sono i consigli degli psicologi.

 

Origine della paura di rimanere soli: è scritto nella storia dell’uomo.

La paura di rimanere soli ha radici profonde ed è scritta nella storia evolutiva dell’uomo. Nel corso dei secoli, gli esseri umani hanno vissuto in gruppi sociali, aggregazioni necessarie per assicurarsi la sopravvivenza. Vivere in gruppi ha consentito agli antenati umani di difendersi dai predatori, di procurarsi cibo, di allevare e proteggere i propri figli. Inoltre, i gruppi sociali hanno rappresentato da subito un fondamentale senso di appartenenza e di sicurezza.

Perciò la paura di rimanere soli è in qualche modo una risposta evolutiva naturale alla separazione dai propri cari o dal gruppo sociale. Questa paura può inoltre dipendere dalla percezione della sicurezza dell’ambiente in cui viviamo: in un contesto percepito come pericoloso, la paura di rimanere soli può sfociare in una vero e proprio stato patologico, chiamato monofobia o autofobia.

 

Fattori esogeni ed endogeni che determinano la paura di rimanere soli.

Ci sono diversi fattori alla base dello sviluppo di questa paura. Indichiamo come fattori esogeni quelli legati all’ambiente esterno, mentre i fattori endogeni riguardano la nostra biologia e la nostra psicologia.

Tra i fattori esogeni più impattanti possiamo citare l’esperienza di abbandono o di separazione dalla figura di attaccamento primaria durante l’infanzia, un trauma o un evento stressante nella vita come la perdita di una persona cara. Influenzano notevolmente la paura della solitudine anche la mancanza di relazioni significative, la difficoltà a sviluppare legami e l’isolamento sociale.

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I fattori endogeni possono invece includere la predisposizione genetica alla depressione e all’ansia, i livelli di neurotrasmettitori nel cervello e le esperienze di attaccamento durante l’infanzia.

Esiste un collegamento tra la paura della solitudine e la dipendenza affettiva?

Certamente esiste un legame tra la paura di rimanere da soli e la dipendenza affettiva, anche se si tratta di due condizioni diverse: la paura della solitudine può essere una reazione normale a situazioni stressanti o traumatiche, mentre la dipendenza affettiva è un problema psicologico più complesso e profondo che come tale richiede un trattamento specifico.

Nello specifico per dipendenza affettiva intendiamo uno stato di legame emotivo patologico in cui un individuo dipende da un altro individuo per soddisfare i suoi bisogni emotivi e psicologici. Questa dipendenza può condurre a una forte paura di essere abbandonati o di restare soli.

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In questo caso l’individuo che soffre di paura della solitudine tenderà a cercare continuamente la compagnia di altri per evitare la sensazione vuoto e di solitudine. Questo alla lunga può sfociare in comportamenti di dipendenza affettiva, in preda ai quali si ricerca costantemente relazioni sentimentali, l’affetto, la compagnia di amici o familiari.

Una persona che è dipende emotivamente da un’altra può più facilmente sentirsi insicura e vulnerabile quando si trova da sola, dal momento che non può ricorrere a nessuno per essere rassicurato o sostenuto.

Come affrontare la paura di rimanere soli.

Affrontare la paura di rimanere soli è possibile, anche se può risultare difficile. Innanzitutto bisogna riconoscere di soffrire di questo timore e identificare i fattori che la stanno causando.

Una volta identificati questi fattori, è possibile ricorrere a diverse strategie per affrontare la paura di rimanere soli. Ecco alcuni consigli:

  • a piccoli passi: iniziate a sperimentare la solitudine in modo graduale, a piccoli passi. Quindi dedicate ogni giorno del tempo da trascorrere da soli, anche solo pochi minuti, poi gradualmente aumentate la durata di questo esercizio, in modo da desensibilizzarvi alla paura ed abituarvi alla vostra sola compagnia;

  • riempite il tempo: uno dei motivi per cui molte persone temono la solitudine è la noia, quindi si può provare ad impegnarsi in nuove attività (imparare a suonare uno strumento, leggere un libro interessante, praticare un nuovo sport) per mantenere la mente occupata e il morale alto;

  • lasciarsi coinvolgere in relazioni sociali positive e significative, ovvero prodigarsi nel coltivare relazioni con gli amici, la famiglia e la comunità, partecipando anche ad attività sociali o di volontariato;

  • utilizzare la tecnologia come alleato o meglio come strumento per mantenere il contatto con gli altri, anche quando si è fisicamente da soli. Utilizzare ad esempio le app di messaggistica o le piattaforme di videochiamata per parlare con amici e familiari può aiutare a ridurre la sensazione di isolamento;

  • ricorrere ad un professionista: se la paura di rimanere soli diventa davvero debilitante e interferisce pesantemente nella vita quotidiana, può essere utile a questo punto cercare il supporto di un professionista della salute mentale. Con un terapista si può più facilmente identificare le cause di questa condizione e le azioni per contrastarla in modo efficace.

La solitudine è una grande opportunità.

la solitudine è un'opportunità

Non c’è nulla di sbagliato nell’avere questa paura, si tratta di uno stato comune e ampiamente diffuso, ma se sai come affrontarla, la solitudine può essere una grande opportunità per la crescita personale, la propria indipendenza e un benessere duraturo. Imparare a stare da soli e ad apprezzare la propria compagnia è un grande vantaggio perché consente di sviluppare una maggiore fiducia in se stessi, la consapevolezza di sé e una più matura indipendenza emotiva.

 

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