Letteralmente la parola alessitimia, dal greco “Alexis thymos”, significa mancanza di parole per le emozioni ma nella dimensione psicologica l’alessitimia riflette un deficit nei sistemi di elaborazione cognitiva delle emozioni e di integrazione degli stati mentali a essa connessi.

Questo termine è stato introdotto agli inizi degli anni settanta da John Nemian e Peter Sifneos (1976) per definire un insieme di caratteristiche di personalità riscontrabili nei pazienti psicosomatici.

Così la persona alessitimica è limitata nella capacità di identificare i propri sentimenti, di descriverli, di elaborarli e di gestirli; il suo pensiero è prevalentemente orientato dagli stimoli esterni più che dai processi introspettivi, fa scarso uso della fantasia e della immaginazione.

Non sembra che l’alessitimia possa essere ereditaria, è più probabile che elementi stressanti o traumatici, reali o percepiti come tali subiti durante l’infanzia, concorrano al suo sviluppo.

Questo disturbo può diventare stabile nel tempo, può essere correlato a una minore qualità della vita, può costituire un fattore di rischio per lo sviluppo e il mantenimento di diverse patologie tra cui i disturbi d’ansia o può generare esplosioni di rabbia o disperazione.

 

Alessitimia: la diagnosi.

Come riconoscere se si è affetti da alessitimia ovvero analfabetismo emozionale?

Ecco i costrutti che determinano questa patologia e che aiutano a formulare la diagnosi:

  1. difficoltà nell’identificare i sentimenti e nel distinguerli dalle sensazioni corporee che si accompagnano all’attivazione emotiva (il soggetto ha difficoltà nella gestione e nell’espressione delle emozioni e dei mutamenti dei propri sentimenti);
  2. difficoltà nel descrivere agli altri i propri sentimenti (il soggetto non riesce a trovare le parole per descrivere ciò che prova);
  3. limitazione dei processi immaginativi e povertà delle fantasie (il soggetto non riesce a lasciarsi assorbire da situazioni astratte e immaginative, non riesce a rivivere nella mente eventi passati …);
  4. presenza di uno stile cognitivo legato allo stimolo e orientato all’esterno (il soggetto non usa esperienze emotive passate per affrontare il presente, non si basa sui sentimenti per agire o imparare cose su di sé).

Di conseguenza la persona alessitimica tende ad avere un’amplificazione somatosensoriale e ad attribuire, in maniera anomala, le sensazioni somatiche attivate dalle reazioni emotive a possibili sintomi di malattia.

 

Curare l’alessitimia.

Trattare l’alessitimia è un percorso lento e complesso ma possibile. Per curare questo disturbo ci si preoccuperà di costruire le fondamenta per riconoscere e dare un nome alle emozioni e ai sentimenti. Il processo di cura vedrà protagonista l’osservazione delle esperienze di altre persone ma anche l’auto-riflessione. Spesso infatti, parallelamente a terapie individuali si ricorre a forme di terapia di gruppo, si consiglia di tenere un diario delle emozioni e di praticare le arti espressive.

6 Comments

  1. raffaella 24 Dicembre 2021 at 14:16 - Reply

    buongiorno il mio compagno è alessitimico e vorrei regalargli un romanzo che lo possa aiutare , leggendo i sentimenti descritti, a riconoscere i suoi, per lui la scrittura e la lettura sono di grande aiuto ma non so trovare un romanzo che mi aiuti, se mi poteste aiutare ve ne sarei grata grazie

    • Lorenzo 26 Dicembre 2021 at 10:52 - Reply

      Buongiorno Raffaella. Grazie per il suo commento. Può provare con il libro “Il corso dell’amore” di Alain de Botton. Mi faccia sapere come va :-) Buone feste

  2. Giorgio Malle 29 Marzo 2022 at 20:04 - Reply

    Buonasera Dottore,
    articolo molto interessante.
    La mia ex ragazza mi ha lasciato da pochissimo ma soffre di alessitimia e penso che questo abbia contribuito tantissimo alla chiusura del rapporto.
    Posso pensare di restarle accanto provando a riaprire i contatti? La cura dell’alessitimia è molto lunga o già dopo un paio di mesi potrebbe stare meglio (tempi orientativi, ogni caso è a sé ovviamente..)?
    Grazie

    • Lorenzo 30 Marzo 2022 at 9:17 - Reply

      Buongiorno Giorgio, capisco bene quanto possa essere dolorosa questa situazione. Ogni conclusione di un rapporto affettivo è come vivere un piccolo lutto. Quello che le posso dire è che spesso le cause di una separazione sono rintracciabili in diversi fattori di disagio all’interno della coppia e non solo nei disturbi di un partner. Detto questo sarebbe importante capire se la diagnosi è stata svolta in modo corretto da un professionista del settore perché le persone esprimono le proprie emozioni in modo personale ed intimo. Inoltre sarebbe opportuno comprendere se la sua ex fidanzata vive con disagio questa sua condizione di vita oppure la percepisce come congrua con la sua identità. Io le consiglio, qualora non ci fosse la volontà di entrambi a frequentarsi, di rispettare il desiderio della sua ex compagna. Le auguro di superare questo difficile momento, buona giornata. Flori Lorenzo

  3. Lucio 20 Gennaio 2024 at 20:28 - Reply

    dopo aver letto i tratti che dovrebbero caratterizzare un assetimita, credo di poterli confermare. Non sento intimamente di aver mai avuto una famiglia materna e patrna. Anche se ho avuto figlio cio’ credo successo solo per volere di Dio. Attivo in aeronautica militare operativa ho sempre gestito gli obbiettivi con assoluta razionalita’ e freddezza. Ho 57 anni e’ ormai da un po’ sono uscito da questo mondo. Ho sempre incrociato molte donne inizialmente affascinate e curiose, ma sparite tutte davanti un pezzo di ghiaccio. Non riesco neppure ad immaginare cosa siano i sentimenti. Provero’ a leggere quel libro che ha consigliato innun altro post sopra. Saluti

    • Lorenzo 22 Gennaio 2024 at 16:51 - Reply

      Buongiorno Lucio e grazie per il suo commento. Penso che il diritto alla salute e allo star bene venga prima di tutto, per questo le auguro di non demordere dal pensare di potere stare meglio, sia con le sue forze sia grazie all’aiuto di un professionista. Saluti

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