Siamo così sempre più spesso spettatori e al contempo attori di una conflittualità crescente nelle relazioni di coppia.

In un’epoca, quale quella che stiamo vivendo, in cui la frammentazione, le separazioni e i divorzi sono fenomeni che portano a una visione pessimistica sulla sopravvivenza del mondo familiare, la famiglia si rapporta all’ambiente sociale ed elabora contemporaneamente una sua costruzione della realtà influenzata dai mass media, dalle istituzioni, dal mercato del lavoro, dai rapporti interpersonali con amici, colleghi, ecc. spesso arrivando a ipotizzare come validi e non discutibili degli stereotipi di “famiglia felice” che destabilizza ancora di più la famiglia reale.

Da un’analisi statistica emerge che in Italia il 30% delle coppie è separato e la disintegrazione dell’unione avviene solitamente in diverse fasi, quattro delle quali sono le più significative e sono una successiva all’altra.

Queste fasi sono rappresentate da:

Critica: riguarda i dettagli negativi valutati sulla personalità del partner, espressi in modo biasimevole e richiama la persona criticata a essere diversa da ciò che è;

Disprezzo: è una critica estremizzata. Una persona che disprezza intende ferire psicologicamente e frequentemente nasce dalla disapprovazione per il comportamento del compagno e dal desiderio di vendicarsi;

Reazione difensiva: chi si sente ripetutamente attaccato con offese, gesti insultanti e sprezzanti reagisce assumendo un atteggiamento difensivo che è nemico di qualsiasi unione perché quando ci si sente sotto assedio si perde la capacità di ascoltare. Si reagisce negando ogni responsabilità inventando pretesti. Un’altra forma di difesa è ritorcere il reclamo: “mio marito dice che io spendo troppo, è lui che guadagna poco”. Frequente è l’utilizzo della frase “si, ma”, una frase che muta il consenso in opposizione;

Muro di silenzio: quando non vi è modo di raggiungere un compromesso per avviare una tregua, lasciando che critica, disprezzo e reazione difensiva dominino il rapporto, è probabile che tra la coppia si innalzi un muro di silenzio. La vita insieme diventa una pena e si perde completamente l’interesse e l’entusiasmo di stare insieme.

Il momento della separazione rappresenta per una coppia uno tra gli eventi più traumatici e significativi della vita e incide profondamente anche sul piano psicologico per entrambi i membri della coppia. La fine della relazione si porterà inevitabilmente via una parte di storia che, per quanto burrascosa, rimane una parte preziosa della nostra esistenza.

Dubbi, rabbia e delusione accompagneranno sia chi ricopre il ruolo di vittima sia chi desidera separarsi in questa fase della vita. Esistono situazioni nelle quali si arriva alla separazione non come esito, inevitabile e condiviso, di una relazione che non ha più risorse ma come decisione di uno solo. La separazione viene quindi subita e assomiglia, sul piano psicologico ed emotivo, al vissuto di un lutto per la perdita improvvisa di una persona cara.

La psicoterapia interviene quando emergono sintomi specifici quali ansia, angoscia, depressione, sintomi psicosomatici, ecc.

Questi aspetti evidenziano la difficoltà di elaborazione e di riorganizzazione dell’individuo di fronte alla richiesta di cambiamento che la separazione comporta.

Nella maggior parte dei casi si verifica uno stato di profonda conflittualità in cui i sentimenti di rabbia vengono espressi sia verso l’ex partner, sia verso se stessi.

L’obiettivo della psicoterapia è quello di aiutare la persona a riorganizzarsi emotivamente e psicologicamente orientando l’individuo verso la consapevolezza dell’impossibilità di cambiare le modalità di essere coppia.

Tale consapevolezza rende la persona più sicura dell’opportunità di una scelta che, per quanto dolorosa, potrà aprire nuove opportunità di benessere.